martedì 17 dicembre 2013

L'architettura organica

Nell'ultimo post vi ho accennato che a breve vi avrei introdotto il tema dell'architettura organica: eccoci qui.
In sè, avevo indirettamente già introdotto l'argomento quando vi ho parlato di ergonomia, della giusta proporzione tra ciò che noi professionisti progettiamo (sia esso un edificio, un arredo, un oggetto) e l'utilizzatore finale del nostro progetto: l'uomo.
L'architettura organica è una corrente nata negli anni trenta, di cui uno dei massimi esponenti fu sicuramente Frank Lloyd Wright, di cui molti di voi avranno sentito parlare per il suo famoso progetto della "casa sulla cascata", per capirci:
 
L'architettura organica è una corrente (facente parte del più conosciuto Movimento Moderno), che ha visto numerosi progettisti andare alla ricerca di una corretta armonia tra natura e uomo, e di conseguenza tra gli edifici progettati e la natura, per dare origine a progetti che rispettassero l'equilibrio:
natura - edificio - uomo.

L'architettura organica, vede l'edificio come un "organismo", che deve essere in armonia con l'intorno e con chi ne usufruisce; per citare il creativo architetto spagnolo Antoni Gaudì (autore tra l'altro della Sagrada Familia di Barcellona, il quale voleva che il complesso di pilastri della navata principale ricordasse un "bosco" e il risultato signori, lo vediamo tutti):

 "...L'Architettura crea l'organismo e perciò deve avere una legge in armonia con quelle di natura...".
 Questa corrente vede una progettazione architettonica che mette in relazione le parti strutturali dell'edificio (aggetti, aperture, partizioni) con l'ambiente in cui esso è inserito e con ciò che esso andrà a contenere (arredi ed effettivi utilizzatori) dando importanza ad aria e luce (da sempre sinonimi di benessere) sottolineando la neccessità di creare "organismi" in armonia con il sistema di cui faranno parte: l'aspetto estetico della costruzione e il suo rapporto armonico con il contesto sono obiettivi raggiungibili a partire dalla conoscenza e dall'imitazione degli organismi naturali, e qui torniamo al discorso di madre natura quale "suggeritrice" delle giuste interpretazioni e soluzioni: basti pensare l'affinità che lega le tensostrutture a vela alle ragnatele, o le conchiglie alle scale a ciocciola che percorrono le guglie dell'appena citata Sagrada Familia:

Tutto questo si traduce, negli edifici di Wright, in una giusta combinazione tra aggetti e ridondanza delle aperture, in una suddivisione interna degli ambienti legata all'open space organizzato più che ai singoli ambienti "ingessati" nelle loro stesse partizioni.




 
Ma ovviamente Wright non fu l'unico esponente di questo modo di vedere la progettazione: per fare un esempio europeo, il massimo esponente dell'architettura organica nel nostro continente fu sicuramente Alvar AAlto, architetto e designer finlandese le cui opere, caratterizzate da una linea di confine edificio-naura quasi inesistente, non hanno bisogno di presentazioni:
 
 
 
  
 
 
 
 
L'attenzione al dettaglio di questi progettisti, nonostante si stia parlando dei primi anni del novecento è notevole, come ha diritto di essere marcato il fatto che le figure di Architetto e Designer d'interni in quegl'anni coincidevano. Perchè questi progettisti non concepivano il progettare l'esterno e la struttura di un edificio senza pensare al suo interno; una cosa chiama l'altra. E tutti i torti non li avevano.
Questo tipo di corrente vuole che la progettazione definisca dei luoghi che siano davvero accoglienti, che si integrino con l'ambiente come se nascessero direttamente dalla terra. Forme curvilinee, quasi materne in sostiuzione di angoli e spigoli, un'attenzione particolare al comportamento della luce all'interno dell'ambiente, prospettive sorprendenti e percorsi non consoni alla mera progettazione schematica che partorisce i corridoi grigi e regolari che conosciamo fin troppo bene. Così facendo, si ottengono edifici che parlano di sé, che hanno un aspetto ed una conformazione morfologica unici ed inconfondibili, dettati dai luoghi in cui essi sorgono e nei quali vogliono integrarsi, senza discordare, senza dare origine a delle rotture, che portano al "fallimento" dell'edificio progettato.
Qundo oggi parliamo di edifici intelligenti, di bioclimatica, di progettazione dell'illuminazione degli ambienti, di confort da parte degli utilizzatori, non discordiamo molto da quanto ricercato da questi progettisti nel secolo scorso, ma discordiamo dai concetti fondamentali che essi ponevano come base ai loro progetti; spesso, la ricerca ossessiva del tecnologico, l'ostinazione nel voler inserire il "moderno" (concetto che molti storpiano) in ogni progetto, fa perdere al tecnico l'insieme degli obbietivi che dovrebbero essere alla base di ogni singolo progetto, primo fra tutti, e non mi stancherò mai di ripeterlo, all'interno dei fabbricati che noi progettiamo ci devono vivere, lavorare, interagire delle PERSONE. Gli ambienti in cui passiamo le nostre giornate, siano essi residenze, alberghi, luighi di lavoro, ristoranti, ecc, non ci devono arrecare fastidio, devono metterci a nostro agio, devono essere comodi, sani, e "vivibili". Pertanto, occorre porre molta attenzione a quello che il vostro tecnico di fiducia vi propone, ma anche a ciò che voi gli chiedete. Siate sempre onesti con voi stessi, e non dimenticatevi che vivere in un ambiente "a misura di voi" dovrebbe essere la prerogativa principale nella scelta del progetto da realizzare, perchè vi donerà una sensazione di benessere che si riverserà anche in altri aspetti della vostra quotidianità.
Vi lascio con una frase di Frank Lloyd Wright, attuale oggi più che mai:
"... è giunta per l'architettura l'ora di riconoscere la sua natura, di comprendere che essa deriva dalla vita e ha per scopo la vita come oggi la viviamo, di essere quindi una cosa intensamente umana".
Come sempre: per info, progetti, preventivi e approfondimenti potete contattarmi all'indirizzo valentinabianco.architetto@gmail.com.

Al prossimo post!
Valentina

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