lunedì 23 dicembre 2013

martedì 17 dicembre 2013

L'architettura organica

Nell'ultimo post vi ho accennato che a breve vi avrei introdotto il tema dell'architettura organica: eccoci qui.
In sè, avevo indirettamente già introdotto l'argomento quando vi ho parlato di ergonomia, della giusta proporzione tra ciò che noi professionisti progettiamo (sia esso un edificio, un arredo, un oggetto) e l'utilizzatore finale del nostro progetto: l'uomo.
L'architettura organica è una corrente nata negli anni trenta, di cui uno dei massimi esponenti fu sicuramente Frank Lloyd Wright, di cui molti di voi avranno sentito parlare per il suo famoso progetto della "casa sulla cascata", per capirci:
 
L'architettura organica è una corrente (facente parte del più conosciuto Movimento Moderno), che ha visto numerosi progettisti andare alla ricerca di una corretta armonia tra natura e uomo, e di conseguenza tra gli edifici progettati e la natura, per dare origine a progetti che rispettassero l'equilibrio:
natura - edificio - uomo.

L'architettura organica, vede l'edificio come un "organismo", che deve essere in armonia con l'intorno e con chi ne usufruisce; per citare il creativo architetto spagnolo Antoni Gaudì (autore tra l'altro della Sagrada Familia di Barcellona, il quale voleva che il complesso di pilastri della navata principale ricordasse un "bosco" e il risultato signori, lo vediamo tutti):

 "...L'Architettura crea l'organismo e perciò deve avere una legge in armonia con quelle di natura...".
 Questa corrente vede una progettazione architettonica che mette in relazione le parti strutturali dell'edificio (aggetti, aperture, partizioni) con l'ambiente in cui esso è inserito e con ciò che esso andrà a contenere (arredi ed effettivi utilizzatori) dando importanza ad aria e luce (da sempre sinonimi di benessere) sottolineando la neccessità di creare "organismi" in armonia con il sistema di cui faranno parte: l'aspetto estetico della costruzione e il suo rapporto armonico con il contesto sono obiettivi raggiungibili a partire dalla conoscenza e dall'imitazione degli organismi naturali, e qui torniamo al discorso di madre natura quale "suggeritrice" delle giuste interpretazioni e soluzioni: basti pensare l'affinità che lega le tensostrutture a vela alle ragnatele, o le conchiglie alle scale a ciocciola che percorrono le guglie dell'appena citata Sagrada Familia:

Tutto questo si traduce, negli edifici di Wright, in una giusta combinazione tra aggetti e ridondanza delle aperture, in una suddivisione interna degli ambienti legata all'open space organizzato più che ai singoli ambienti "ingessati" nelle loro stesse partizioni.




 
Ma ovviamente Wright non fu l'unico esponente di questo modo di vedere la progettazione: per fare un esempio europeo, il massimo esponente dell'architettura organica nel nostro continente fu sicuramente Alvar AAlto, architetto e designer finlandese le cui opere, caratterizzate da una linea di confine edificio-naura quasi inesistente, non hanno bisogno di presentazioni:
 
 
 
  
 
 
 
 
L'attenzione al dettaglio di questi progettisti, nonostante si stia parlando dei primi anni del novecento è notevole, come ha diritto di essere marcato il fatto che le figure di Architetto e Designer d'interni in quegl'anni coincidevano. Perchè questi progettisti non concepivano il progettare l'esterno e la struttura di un edificio senza pensare al suo interno; una cosa chiama l'altra. E tutti i torti non li avevano.
Questo tipo di corrente vuole che la progettazione definisca dei luoghi che siano davvero accoglienti, che si integrino con l'ambiente come se nascessero direttamente dalla terra. Forme curvilinee, quasi materne in sostiuzione di angoli e spigoli, un'attenzione particolare al comportamento della luce all'interno dell'ambiente, prospettive sorprendenti e percorsi non consoni alla mera progettazione schematica che partorisce i corridoi grigi e regolari che conosciamo fin troppo bene. Così facendo, si ottengono edifici che parlano di sé, che hanno un aspetto ed una conformazione morfologica unici ed inconfondibili, dettati dai luoghi in cui essi sorgono e nei quali vogliono integrarsi, senza discordare, senza dare origine a delle rotture, che portano al "fallimento" dell'edificio progettato.
Qundo oggi parliamo di edifici intelligenti, di bioclimatica, di progettazione dell'illuminazione degli ambienti, di confort da parte degli utilizzatori, non discordiamo molto da quanto ricercato da questi progettisti nel secolo scorso, ma discordiamo dai concetti fondamentali che essi ponevano come base ai loro progetti; spesso, la ricerca ossessiva del tecnologico, l'ostinazione nel voler inserire il "moderno" (concetto che molti storpiano) in ogni progetto, fa perdere al tecnico l'insieme degli obbietivi che dovrebbero essere alla base di ogni singolo progetto, primo fra tutti, e non mi stancherò mai di ripeterlo, all'interno dei fabbricati che noi progettiamo ci devono vivere, lavorare, interagire delle PERSONE. Gli ambienti in cui passiamo le nostre giornate, siano essi residenze, alberghi, luighi di lavoro, ristoranti, ecc, non ci devono arrecare fastidio, devono metterci a nostro agio, devono essere comodi, sani, e "vivibili". Pertanto, occorre porre molta attenzione a quello che il vostro tecnico di fiducia vi propone, ma anche a ciò che voi gli chiedete. Siate sempre onesti con voi stessi, e non dimenticatevi che vivere in un ambiente "a misura di voi" dovrebbe essere la prerogativa principale nella scelta del progetto da realizzare, perchè vi donerà una sensazione di benessere che si riverserà anche in altri aspetti della vostra quotidianità.
Vi lascio con una frase di Frank Lloyd Wright, attuale oggi più che mai:
"... è giunta per l'architettura l'ora di riconoscere la sua natura, di comprendere che essa deriva dalla vita e ha per scopo la vita come oggi la viviamo, di essere quindi una cosa intensamente umana".
Come sempre: per info, progetti, preventivi e approfondimenti potete contattarmi all'indirizzo valentinabianco.architetto@gmail.com.

Al prossimo post!
Valentina

martedì 3 dicembre 2013

Madre natura: maestra di classe eleganza e creatività

A differenza di quello che possiate pensare leggendo il titolo del post, non sto per parlarvi dell'architettura organica, a cui dedicherò un post nei prossimi giorni, bensì voglio aprire un'altra parentesi sul discorso iniziato con il post sull'utilizzo dell'onice e delle pietre nobili nell'architettura d'interni, nel design e nei complementi d'arredo.
Oltre all'onice e ai suoi simili, trattati per la maggior parte in lastre, madre natura ci fornisce moltissimi altri spunti ed elementi, che se interpretati nel modo giusto, possono conferire agli ambienti una classe ed una resa scenica eccezionali. Sto parlando di minerali (nella loro massima espressione: la cristallizzazione) e di fossili.

 (Fluorite su barite, Berbés, Spagna)
 
 

(Ammoniti, Marocco)

Molti di voi avranno sentito nominare sia i primi che i secondi, ma in maniera marginale, mentre alcuni di voi saranno dei veri esperti (in quanto amatori e collezionisti come la sottoscritta) magari anche più di me!
Quello di cui, pochi di voi, avranno sentito parlare, è l'utilizzo di queste meraviglie della natura per creare complementi d'arredo di carattere ed eleganza ineguagliabili.
Partiamo dai fossili: le mie preferite sono le Ammoniti, di cui non sto a perdermi nello spiegarvi origini, età geologica ecc. che potete trovare in rete e in molte enciclopedie del settore in quanto è un argomento mooooolto trattato. Questo tipo di fossile, si trova in natura in diverse forme, di cui le più belle e particolari sono ovviamente quelle cristallizzate, opalizzate o piritizzate al loro interno.

 (Gruppo di Ammoniti piritizzate)
 
 (Ammonite opalescente)
 
(Ammonite cristallizzata al suo interno)

Questo tipo di fossile si trova normalmente di piccole dimensioni, ma non è raro che vi siano dei ritrovamenti di dimensioni consistenti, che presentate con le dovute accortezze, possono diventare dei complementi d'arredo di classe.






 

Realizzo personalmente dei complementi d'arredo (principalmente quadri ed accessori come gioielli, gemelli, oggettistica, ecc.) con ammoniti di piccola dimensione, mentre per quanto riguarda quelle di grandi dimensioni ho contatti con aziende che trattano questo tipo di fossili.
Passando invece ai minerali, se cristallizzati, la loro bellezza non ha bisogno di presentazioni, le varietà sono immense e la loro resa scenica quando presentati in apposite teche e/o supporti (o semplicemente appoggiati su una scrivania o magari al centro di un bel tavolo in mogano, ovviamente i meno fragili) è senz'altro elegante e di carattere. 

 (Crocoite, Australia)
 
 (Fluorite su Barite, Berbes - Spagna)
 
 (Pirite, Navajun - Spagna)
 
(Aragonite, Minglanilla - Spagna)
 
(Vanadinite, Marocco)

Per quanto riguarda invece i minerali massivi, anche loro hanno il loro fascino: lavorati con maestria dagli artigiani del settore, danno vita a complementi d'arredo veramente particolari. Anche in questo caso, come per i fossili e i cristalli, ho competenze personali, oltrechè contatti con aziende e collezionisti del settore.






Alcuni di questi oggetti sono delle vere e proprie opere d'arte.
Sperando come sempre di aver stimolato il vostro interesse per il mio lavoro, il mio operato ed i miei interessi, e di aver magari "fatto il solletico" alla vostra curiosità in merito ai temi trattati qui oggi, vi lascio con alcune foto ricordo del mio ultimo viaggio in terra spagnola, alla ricerca di queste meraviglie della natura.
"La Cabana" giacimento di fluorite, Berbés - Spagna
 
 Il paradiso naturale di playa de Vega visto da "La Cabana"

 Cubo di Fluorite di un viola intensissimo
 
 Alla ricerca di aragoniti, gesso e quazo jacinto, in una vecchia miniera di sale a Minglanilla, Spagna
 
(40°C all'ombra!!)
 
 Vista quasi desertica, sul sentiero per la vecchia miniera di sale, Minglanilla - Spagna
 
Un esemplare di aragonite, appena estratto

Non esitate a contattarmi per informazioni supplementari, contatti e acquisti! valentinabianco.architetto@gmail.com

Al prossimo post,
Valentina

giovedì 28 novembre 2013

L'ergonomia come punto focale della progettazione

Recentemente ho partecipato ad una tavola rotonda relativa al benessere nei luoghi di lavoro, studiata come un incontro face to face tra professionisti ed aziende del settore atto a focalizzare quali sono gli elementi che permettono di apportare una sensazione di benessere alla persona all'interno dei luoghi di lavoro (focalizzandosi maggiormente sugli uffici).
Gli argomenti trattati durante il workshop sono però facilmente rivolgibili anche all'architettura residenziale, e non solo, focalizzando la mia attenzione sul tema, che cercherò di condividere con voi tramite questo post.
Gli argomenti trattati al workshop, hanno "rispolverato" alcune delle nozioni che già mi era capitato di trattare durante i corsi universitari, anche se certi argomenti, fondamentali nella progettazione, oggi vengono trascurati in sede didattica, perchè molti docenti sono troppo concentrati sulla resa estetica del progetto che gli studenti propongono, perdendo di vista "l'insieme", non valutando e non fornendo (e questo è grave) ai futuri progettisti fattori che sono invece fondamentali quando poi si esercita il mestiere: uno di questi fattori è l'ergonomia.
Gli uomini che ora stanno leggendo questo post, avranno probabilmente già sentito questo termine, applicato però all'abitacolo delle automobili, specialmente quelle di F1, dove l'ergonomia fà da pardona: gli abitacoli e i sedili delle automobili di formula uno, come quelli delle auto da rally sono studiati per "aderire" perfettamente alle dimensioni corporee del pilota che utilizzerà il mezzo, in poche parole sono studiati su misura esattamente come fa la sarta di fiducia mentre vi realizza la vostra nuova camicia.
Daniel Sordo, pilota WRC (World Rally Championship) prova il suo nuovo sedile, realizzato su misura
Ma partiamo dall' inizio.
Il termine Ergonomia deriva dal greco "ergo" (lavoro) e "nomos" (legge), "la legge del lavoro": l'ergonomia è la scienza che studia il benessere del soggetto in relazione al lavoro che sta facendo; benessere valutato in funzione della qualità dell'ambiente in cui il soggetto lavora e degli oggetti che utilizza. Allargando un po' la panoramica dell'argomento, l'ergonomia si pone quindi quale obbiettivo quello di individuare i parametri necessari per un corretto rapporto tra uomo e ambiente: sia esso il luogo di lavoro, la casa in cui vive, l'ospedale in cui è ricoverato.
Facciamo due esempi:
1) ambiente di lavoro: la cassiera al supermercato. Un'errata progettazione del sistema cassa (nastro, spazio buste, sedia, lettore, ecc), rapportato agli standard medi della persona che normalmente svolge quel lavoro (nel 90% dei casi ad esempio saranno donne e quasi tutte destre, le mancine potranno essere si e no un 10%) porterà l'addetta a ripetere per ore, ogni giorno, per anni, un movimento sbagliato nello spostare la merce che le recherà a distanza di anni seri problemi ai polsi e alle spalle [da quando ho ragionato su questa cosa, ho fatto più attenzione alle casse dei supermercati, per ora, su 10 visitati solo UNO aveva le casse progettate e posizionate nel modo corretto].
 
 
2) residenziale: le nostre case. Il discorso del movimento sbagliato, dovuto ad un'errata progettazione e ad un errato posizionamento degli arredi fissi nel posto di lavoro, che portato all'eccesso e ripetuto quotidianamente porta a dei danni fisici, può essere applicato anche all'ambiente residenziale, con effetti che in questo caso non porteranno in genere a delle disfunzioni fisiche, ma porteranno (al contrario di quello che dovrebbe essere) a un'insoddisfazione dei soggetti che usufruiscono di quell'ambiente. Mi spiego meglio facendovi un esempio sull'illuminazione degli ambienti: questo argomento lo conoscete sicuramente meglio perchè, a differenza dell'ergonomia,è stato negli ultimi anni oggetto di numerosi regolamenti atti a imporre ai progettisti e agli installatori degli standard minimi sui fattori che valutano la corretta illuminazione degli ambienti, pechè come è ormai noto, un ambiente male illuminato arrecherà un "fastidio" o meglio una sensazione di disagio agli utilizzatori di quell'ambiente. La stessa cosa succede con l'ergonomia, al punto che a livello europeo ed internazionale sono già stati emessi negli ultimi anni numerosi regolamenti su questo tema, che però non sono stati ancora "recepiti" dal sistema normativo italiano, al punto che l'unico testo che tratta - anche se marginalmente -  il discorso dell'ergonomia, e solo per la parte applicata al lavoro, in Italia è il testo unico sulla salute e sulla sicurezza sul lavoro (D.Lgs. nr. 81/08: il quale norma per esempio la corretta valutazione dei fattori ergonomici durante la movimentazione manuale dei carichi nei cantieri).
Per farvi un esempio: l'errata installazione dei pensili della vostra cucina (errore molto comune) vi creerà a lungo andare una sensazione di disagio, ogni qualvolta vi sentirete scomodi nel dovervi mettere in punta di piedi o nell'allungarvi per prendere il barattolo del sale, ogni qualvolta dovrete salire sulla sedia o inventarvi qualche numero da contorsionista con il cucchiaio di legno per prendere la scatola della pasta che puntualmente poi vi cade in testa.
 
 
Stessa cosa vale per l'errato posizionamento della specchiera nel bagno, dell'appendiabiti nell'ingresso, per quel bellissimo set di sedie che avete comprato per la cucina ed è tristemente finito nel ripostiglio perchè troppo scomodo, e così via.
L'ergonomia nella progettazione degli arredi è fondamentale; ed è altrettanto importante quando è ora di scegliere gli arredi e sistemarli negli ambienti.
 
 
Le stesse considerazioni vanno fatte in edilizia: l'ergonomia, in questo caso va vista nella concezione di progettare edifici ed ambienti A MISURA D'UOMO (o di bambino nel caso delle scuole, di malato nel caso degli ospedali, ecc.).
Troppo spesso, negli ultimi decenni, ci si è concentrati sulla qualità dell'edificio a livello estetico, energetico, in linea con i tempi, alla ricerca di nuovi materiali, e così via, perdendo di vista due concetti fondamentali:
- l'edificio che stiamo progettando deve poi risultare FUNZIONALE;
- gli ambienti che definiamo in fase di progettazione devono essere FRUIBILI dagli utilizzatori finali. 
Tante, troppe, volte queste due "piccole" accortezze sono state dimenticate. Sono state dimenticate nell'ambito residenziale (pensiamo agli alloggi che sì, sono stati progettati rispettando le metrature minime richieste dal D.M. sanità del 05.07.1975, ma interpretando alla lettera il decreto, senza pensare che tra arredi e persone più che alloggi sembrano celle microscopiche di alveari ormai fatiscenti perchè fuori mercato), come nell'ambito ospedaliero (pensiamo a quegli ospedali con i corridoi così stretti per cui risulta difficoltoso far passare due barelle in sensi opposti, a quei bagni troppo piccoli nelle camere d'ospedale che non sono stati pensati in modo da dare la possibilità al malato di essere assistito quando si muove all'interno della toilette...) e così via.
A volte, è così semplice trovare soluzioni alternative che permettano una buona fruizione degli spazi che sembra quasi assurdo come non ne sia stato tenuto conto.. a volte "basta pensarci".
L'argomento è molto più ampio di quanto non vi abbia riassunto qui; ci sono concetti quali l'USABILITA' degli arredi e dei complementi di arredo, l'ergonomia antropologica, le tecniche di studio sul "fruitore medio", sui "soggetti limite" ecc... ci sarebbe da scrivere per pagine e pagine. In caso voleste approfondire, non esitate a contattarmi: valentinabianco.architetto@gmail.com
 
Vi lascio qualche link in caso voleste approfondire da soli l'argomento:
 
Al prossimo post!
Valentina